I Brushes rappresentano indubbiamente la produzione più iconica di DutyGorn. Sono gli strumenti con cui si innesca l’azione, si compie il gesto, si materializza l’idea, sono l’anello di congiunzione tra la mente e ciò che si realizza sulla tela. Da semplici oggetti normalmente riposti dopo il loro utilizzo, i pennelli assumono nuove valenze e significati tramutandosi in quella che può essere definita una vera e propria opera d’arte totale dove altresì vive l’anima del suo stesso artefice.
Era il 2014 quando DutyGorn lasciava per le strade di Londra i suoi pennelli. Un comportamento che in un certo modo si ricollega all’arte dei graffiti, dove ogni writer è incline a lasciare la propria firma come espressione artistica o di contatto con una città. Nel caso di DutyGorn non si trattata di una circostanza premeditata, né tantomeno i luoghi lo erano. Anziché la firma, l’Artista lasciava lo strumento del proprio lavoro, il pennello, ancora tinto del colore impiegato per dipingere.
Da allora l’Artista ha proseguito, per volere o per istinto, a lasciarne traccia lungo il suo percorso, ponendo i pennelli in ambienti apparentemente casuali anche se inconsciamente legati con la sua vita e il suo percorso artistico. Testimonianze e segni indelebili capaci di raccontare un’esperienza, di esprimere l’anima dell’Artista e della sua opera, che ora rivive in quel luogo per mezzo dello strumento con cui è stata creata.
Come nella serie Polyplytch anche nei Brushes emergono infatti due concetti importanti e caratteristici della sua Arte: la volontà di creare una linea temporale che unisca passato, presente e futuro unita alla capacità di dare nuova vita a qualcosa, con l’idea che nulla muore ma può rinascere sotto una nuova forma, come nel ciclo della vita.
Tappa dopo tappa i Brushes si sono espansi formando una mappa che ha superato i confini oltreoceano: un happening in continua evoluzione che interagisce e crea legami con persone, contesti urbani e nuove culture.