Edge



Edge acrilyc and markers on canvas 100×140 cm | 2025
È un’opera che si muove sul confine – come suggerisce il titolo – tra il linguaggio e l’immagine, tra il riconoscibile e l’astratto, tra la leggerezza visiva e la densità concettuale. A prima vista, si presenta come un ritratto frammentato e colorato, ma a uno sguardo più attento rivela la sua natura più profonda: non è semplicemente una composizione pittorica, ma una sofisticata rielaborazione visiva di linguaggio tipografico decostruito.
L’artista parte da elementi preesistenti – frammenti di caratteri tipografici, probabilmente provenienti da cartelloni pubblicitari o da materiale stampato – e li trasforma in puri elementi visivi. Le lettere vengono private della loro funzione verbale e riassemblate come forme autonome, dando origine a un’architettura pittorica che parla attraverso il ritmo, il colore e la forma, più che attraverso il significato letterale.
La tecnica del collage astratto, resa tramite un minuzioso trompe l’oeil, crea un’illusione sorprendente: l’opera sembra composta da strati incollati di carta, ma è interamente dipinta. Questo gioco percettivo rafforza l’ambiguità tra realtà e rappresentazione, accentuando il senso di movimento e tridimensionalità.
Le forme geometriche, prevalentemente rettangoli, triangoli e cunei arrotondati, si sovrappongono e si incastrano in una composizione che sembra ruotare, ritirarsi, espandersi. La palette è vivace e calda: rossi intensi, gialli vibranti, blu profondi e tocchi di rosa e nero che creano un contrasto visivo dinamico ed energico. Il volto, pur essendo riconoscibile, è costruito interamente da questi frammenti astratti, in un continuo dialogo tra figurazione e astrazione.
La forza dell’opera sta proprio in questa dualità: è allo stesso tempo sensoriale e intellettuale. Colpisce l’occhio con la sua vivacità cromatica e il suo equilibrio compositivo, ma stimola anche la mente, invitando lo spettatore a cercare e riconoscere gli accenni di lettere, a decifrare un linguaggio nascosto e frammentato.
È un esercizio di equilibrio: tra leggerezza e massa, tra caos apparente e costruzione rigorosa, tra arte visiva e arte del linguaggio. È un’opera che non si limita a essere guardata, ma che chiede di essere letta con gli occhi.